Birra artigianale: come riconoscerla

Molto spesso le industrie cercano di spacciare le proprie birre per prodotti artigianali. Come riconoscere quindi se una birra è veramente artigianale?

Ancor prima di assaggiarla, è bene leggere l’etichetta, poiché ci può dare delle informazioni utili anche sul produttore.

Se, ad esempio, la birra in questione è stata realizzata da una SpA, molto difficilmente potrà essere artigianale.

Non dimentichiamoci che i birrifici artigianali sono ancora realtà abbastanza piccole.

Il secondo aspetto al quale bisogna prestare attenzione è il profumo che la birra emana. I produttori artigianali sono estremamente attenti nella scelta delle materie prime e la loro qualità si riconosce anche dagli aromi che la bevanda rilascia.

Una blanche artigianale porterà al vostro naso un aroma floreale e agrumato; una porter vi avvolgerà con un profumo di caffè, cacao, liquirizia.

Una birra artigianale, per essere definita tale, non deve essere filtrata né pastorizzata.

Non essendo sottoposta al processo di filtrazione, la birra artigianale mantiene intatti i lieviti usati per la sua produzione, in questo modo il sapore risulta più intenso.

La pastorizzazione consiste nell’aggiunta di conservanti alla bevanda. Non subendo tale processo, le proprietà nutritive e organolettiche della birra artigianale rimangono inalterate.

Le birre industriali, al contrario, contengono ovviamente additivi e conservanti che ne prolungano la conservazione.

Una birra artigianale non viene sottoposta a processi chimici, riuscendo così a conservare gli aromi e i profumi originali delle materie prime impiegate.

Differenze birre artigianali e industriali

Portando l’attenzione sugli ingredienti, quando si degusta una birra artigianale capita non di rado di trovare ingredienti insoliti e originali.

Ai mastri birrai, infatti, piace sperimentare e stupire, provando nuovi accostamenti e cercando sapori diversi.

Inoltre, i birrifici artigianali hanno un forte legame con il terrorio nel quale sono situati e nella produzione vengono impiegate materie prime locali.

Per questo motivo, una birra artigianale è in grado di regalare sensazioni che è difficile ritrovare in una birra industriale.

Se lo scopo delle industrie birraie è quello di creare un prodotto standard, riconoscibile da tutti, i birrifici artigianali, al contrario, puntano a creare una birra unica e di elevata qualità.

Come in tutti i settori, anche in quello birrario, la qualità ha un prezzo. Ecco perché una birra artigianale ha un costo sicuramente elevato rispetto alle industriali.

Quello che si paga è la ricerca della qualità e dell’unicità, che solo un prodotto artigianale è in grado di offrire.

In definitiva, produzione, scelta degli ingredienti, gusto e sperimentazione sono le 4 variabili che distinguono una birra artigianale da una industriale.

Hasta la Birra!

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Birrificio artigianale Lord Chambray, Malta

Malta è un’isola bellissima: storia, arte, mare limpidissimo, divertimento e… birra!

La più diffusa – e sicuramente conosciuta – è la Cisk, una Premium industriale molto simile alla Heineken.

Ma ovviamente noi volevamo qualcosa di più. Siamo sempre alla ricerca di birrifici artigianali locali, che ci consentono di imparare anche qualcosa in più sul luogo che stiamo visitando.

È così che abbiamo scoperto Lord Chambray, il primo birrificio artigianale maltese, situato sull’isola di Gozo.

L’idea del birrificio è venuta a un italiano, Samuele, trasferitosi a Gozo da ormai qualche anno. Qui ha avviato la produzione di birra artigianale, affidandosi e lavorando a fianco di un mastro birraio, anch’esso di origini italiane.

Le loro birre vengono anche esportate in Italia, in particolare in Liguria, Svizzera e Germania.

La tap room del Lord Chambray | Fonte: Facebook.com/lordchambraybrewery/

Le birre del Lord Chambray

Siamo arrivati al Lord Chambray in una giornata caldissima, desiderosi di scoprire le loro birre.

La nostra scelta è ricaduta su una Coffee Porter e una Grand Harbour. Due birre molto diverse tra loro, ma entrambe piacevoli ed equilibrate.

La Coffee Porter – come dice il nome- è una birra scura da 6,5 gradi, realizzata con chicchi di caffè selezionati.

Fin dal primo sorso regala al palato un inconfondibile aroma di caffè, che permane. Discretamente carbonata, è una birra sicuramente appagante.

La Grand Harbour è una Best Bitter erbacea e mediamente amara. Il corpo medio leggero e la bassa gradazione ne fanno una birra estiva e beverina.

Le birre del Birrificio Lord Chambray si possono trovare in numerosi bar e ristoranti di tutta Malta, persino sul traghetto che collega Malta a Gozo!

Noi abbiamo avuto la fortuna di poterle degustare nuovamente al ristorante One80, accanto al porto di Gozo.

Qui abbiamo optato per una Golden Bay, che prende il nome da una delle spiagge più belle di Malta, famosa per le dune dorate che la circondano.

Golden Bay Malta
Golden Bay | Fonte: touringclub.it

Si tratta di una Golden Ale, fresca e beverina, perfetta per sopravvivere alla alte temperature dell’isola.

Il dolce iniziale del malto sorprende sul finale con una nota amara. Al naso prevale l’aroma floreale.

Le materie prime

Il problema principale per la produzione di birra artigianale nella piccola isola di Gozo è la totale assenza di acqua dolce, l’ingrediente fondamentale.

Al Lord Chambray si sono letteralmente superati. Per ovviare a questa mancanza, ricorrono alla desalinizzazione dell’acqua di mare, rendendola pura, come se fosse appena uscita da una fonte.

Dopodiché aggiungono i sali e gli elementi fondamentali in quantità variabile, in base alla birra che devono produrre.

Altra difficoltà per il Lord Chambray riguarda ovviamente il luppolo. La pianta dalle proprietà uniche, che ha reso la birra famosa in tutto il mondo, non cresce naturalmente sulle isole maltesi, a causa del clima troppo arido.

Per questa motivazione, il Birrificio ricorre all’importazione di tutte le varietà – americane ed europee – necessarie per la produzione dei diversi stili.

Luppolo
Luppolo, uno dei 4 ingredienti principali della birra

Malta è sicuramente una destinazione unica, che merita di essere visitata. Ancora una volta questa terra ci ha stupiti, facendoci conoscere il Lord Chambray e le sue birre. Se passate per Gozo, non dimenticate di andarli a trovare!

Hasta la Birra!

Il Birrone Birrificio Artigianale

Il Birrificio Artigianale Birrone nasce nel 2008, grazie alla passione e alla volontà di Simone Dal Cortivo.

Il percorso che ha trasformato Simone da semplice homebrewer a Birraio dell’anno (nel 2014) è stato complesso, ma altrettanto ricco di soddisfazioni.

La produzione a Isola Vicentina – Fonte: Birrone.it

La Casa del Birrone sorge a Isola Vicentina, a due passi da Vicenza. Qui è possibile partecipare a delle vere e proprie visite guidate del birrificio.

Ad accompagnarvi in questa interessante visita sarà proprio Simone, che vi delizierà con numerosi aneddoti che hanno fatto la storia del Birrone e della birra artigianale italiana.

Ma Vicenza non è l’unico luogo in cui trovare il Birrone. A Bassano del Grappa potrete provare tutte le birre e mangiare toast e bruschette. Inoltre, nel locale di Bassano vengono organizzati molti eventi birrari e serate musicali.

A Grisignano di Zocco, in provincia di Vicenza, infine, si trova Birrette, un pub figlio del Birrone!

Le birre del Birrone – Fonte: Birrone.it

Le birre del Birrone

Il Birrone è in grado di appagare qualsiasi palato desideroso di birra: bisogna solamente catapultarsi alle spine, per provare tutte le sperimentazioni – riuscite – di Simone.

Noi abbiamo iniziato piano, con una Tira e Tasi, giusto per preparare la gola – e il fegato – alle altre specialità.

Si tratta di una Summer Lager da 4,8%, rinfrescante e profumata, il cui nome indica l’attività preferita di noi appassionati: bevi una birra e non pensare ad altro!

Dopo il riscaldamento iniziale, siamo passati a un pezzo forte della collezione di Simone: la Cibus.

È una Weizen Bock da 7%, prodotta in alta fermentazione, dove il sapore di banana matura è potente, e si mischia allo speziato dei chiodi di garofano e di vaniglia.

Noi l’abbiamo bevuta fresca, appena spillata dal silos in acciaio dove stava maturando. Una birra che ci ha letteralmente conquistati!

Non è finita qui: giusto per farci capire che al Birrone non si scherza, Simone ci ha deliziato con la sua I.BA, India Pale Lager da 7,2%.

Una IPA “americana” brassata a bassa fermentazione – al Birrone sono maestri in questa tecnica – amara, beverina, ma soprattutto aromatica quanto una Ale!

Chiudiamo in bellezza, con la Scubi, una Schwarz da 5,4%, capace di accontentare tutti.

Le note tostate di caffè si fondono a quelle di liquirizia, e alla dolcezza dei malti utilizzati.

È una birra morbida e dal corpo leggero, a bassa fermentazione e in stile bavarese.

Tutte le birre di Simone si distinguono per essere prodotte quasi totalmente con materie prime bio – in alcuni casi autoprodotte dal birrificio – e per la facilità di beva.


Se siete degli amanti di Sidro, il Birrone è il posto giusto! Qui viene prodotto il famoso succo di mela “alcolico”, grazie a un lievito speciale generato dalla fermentazione spontanea delle ciliegie. Il risultato è fenomenale: un Sidro di mela biologica da 4%, frizzantino e leggero, buono da bere come aperitivo alternativo, o da accompagnare al dessert.

I piatti del Birrone – Fonte: Birrone.it

La cucina del Birrone

Alla Casa del Birrone si può anche mangiare. Bruschette, pizze, alcuni piatti di tradizione, il succulento Burger Birrone… Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti!

Noi ci siamo lasciati deliziare dalla pizza gourmet che, insieme ad una buona birra, si è rilevata la cena perfetta.

La taproom del Birrone – Fonte: Birrone.it

La visita guidata alla Casa del Birrone è stata estremamente piacevole e ci sentiamo di consigliarla a tutti.

La bravura e la simpatia di Simone, il mastro birraio, possono rendere questa esperienza piacevole anche a chi conosce poco del mondo artigianale. Si tratta di una buona opportunità per imparare qualcosa di nuovo, divertendosi e passando qualche ora in maniera insolita e originale.

Visitare un birrificio è sempre un’occasione di confronto e sicuramente nessuno disdegna la degustazione di qualche birra, ancor più se in compagnia del mastro birraio!

Hasta la Birra!

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Consumi di birra in Italia

Consumo di birra in Italia: qualche dato

I giovani italiani amano la birra e sono soliti berla durante i pasti. Per loro la bevanda è sinonimo di socialità, pizza, estate e divertimento. A dirlo è un interessante sondaggio, condotto da alcuni ragazzi dell’Università IULM di Milano.

Qualche mese fa, ci ha contattati su Instagram Marco, studente del corso di Laurea Magistrale in Marketing, Consumi e Comunicazione. Insieme ad alcune compagne, Elisa, Rachele e Virginia, si è occupato di elaborare una strategia per il rilancio di una nota birra del Sud. Obiettivo del progetto era rendere questa birra appetibile a un target giovane.

Per realizzare il progetto, Marco, Elisa, Rachele e Virginia hanno somministrato una survey a un campione di 242 persone, interrogandole sul consumo di birra.

I risultati parlano chiaro: i giovani tra i 18 e i 40 anni preferiscono bere birra durante i pasti, superando anche il vino, dimostrando come sia sempre più apprezzata dalle nuove generazioni.

Consumo di birra in Italia- survey 1

Durante l’aperitivo, la situazione cambia. Sono infatti le persone di età compresa tra i 26 e i 50 anni a preferire la birra. La fascia 18-25, invece, sceglie lo spritz.

Consumo di birra in Italia- survey 2

I più giovani sono soliti consumare birra con maggiore frequenza, anche più di due volte a settimana.

Consumo di birra in Italia- survey 3

Nonostante i ragazzi siano più propensi a consumare birra durante i pasti, non si sentono ancora pronti a sostituirla al vino nei ristoranti. Questo dato non ci stupisce, del resto l’Italia è un Paese con una forte tradizione vinicola, tuttavia molti ristoratori stanno iniziando a proporre birra artigianale nei ristoranti.

Consumo di birra in Italia- survey 4

Se è vero che la birra è per tutti sinonimo di convivialità e dello stare insieme, la maggior parte delle persone che hanno partecipato alla survey preferiscono consumare birra in compagnia. Non mancano però veri appassionati, che amano godersela anche da soli.

Consumo di birra in Italia- survey 5

In Italia, possiamo ritenere che la birra sia la bevanda dei giovani, nonostante ci sia ancora molto da imparare sulla cultura della birra artigianale. Oltre alla grande varietà di stili disponibili sul mercato, in grado di accontentare tutti i palati, la birra ha sicuramente quello che in inglese viene chiamato “hype”, ossia la capacità di suscitare clamore. Parte del successo va anche ricercato nella creatività dei birrifici, capaci di creare packaging aggressivi ed etichette originali, nonché di utilizzare ingredienti innovativi e ricercati.

Hasta la Birra!

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La birra artigianale nei ristoranti

La maggior parte delle persone, quando esce a cena, si fa consigliare il miglior vino da abbinare ai piatti scelti.

Del resto, sono ancora pochi i ristoranti che possiedono un carta dedicata alla birra. Molti si limitano ad averne un paio, spesso neanche artigianali.

Ma le cose fortunatamente stanno a poco a poco cambiando. C’è chi afferma che gli abbinamenti di cibo e birra siano più stimolanti di quelli con il vino.

A dirlo è Daniel Burns, canadese trasferito a New York, dove a inizio 2013 ha aperto la birreria Tørst e, a luglio dello stesso anno, il ristorante Luksus.

Qui non si servono vini ma birre artigianali: 150 per l’esattezza! È stato il primo ristorante a non avere una carta dedicata ai vini. La proposta di Burns è stata così innovativa che a novembre 2014 ha ottenuto una stella Michelin.

Finora la tradizione culinaria italiana ha puntato sull’abbinamento dei vini alle pietanze, ma perché non provare con le birre?

Troppo spesso vi è l’idea che la birra si sposi bene solo con la pizza, le patatine fritte o la carne alla griglia. Oggi esistono tanti stili diversi di birre, realizzate a volte con materie prime innovative e originali, ed è possibile trovare l’abbinamento adatto a ciascun piatto.

In pochi anni i birrifici artigianali italiani hanno saputo evolversi e alcuni hanno raggiunto una qualità elevata, riuscendo ad acquisire consensi anche all’estero.

L’assenza di una tradizione ha permesso di sperimentare: non è un caso che i birrai italiani siano riconosciuti come i più creativi.

Il movimento brassicolo italiano sta continuando a crescere e rappresenta uno dei fenomeni culturali più importanti degli ultimi 40 anni, al punto di essersi meritato una festa, la giornata nazionale della birra artigianale.

Le nostre origini ci rendono particolarmente legati alla buona cucina. Ma allo stesso tempo dovrebbero darci il coraggio di osare e sperimentare abbinamenti diversi. Bere una birra con un piatto di pasta non è una follia, se si riesce a trovare il giusto equilibrio.

In futuro, nei ristoranti, ci auguriamo che sia possibile essere consigliati da un beer sommelier, in modo da vivere sensazioni nuove e inaspettate, grazie agli abbinamenti tra birre artigianali e cibo!

Hasta la Birra!

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Festa nazionale della birra artigianale

Giornata nazionale della birra artigianale

Il 23 giugno si celebra la prima giornata nazionale della birra artigianale.

Nell’anno in cui il movimento brassicolo italiano compie 25 anni, nasce questa festa, come celebrazione della strada fatta e dei risultati raggiunti finora.

Nel 2020 in Italia sono stati rilevati quasi 1000 birrifici artigianali, che nel corso degli anni hanno aumentato la capacità produttiva, con maggior penetrazione nel panorama nazionale, ma anche all’estero.

Un mondo in continua evoluzione, che ha saputo innovarsi nel corso degli anni, provando a diffondere una nuova cultura: quella della birra artigianale.

23 giugno - Festa nazionale della birra artigianale

Dopo un anno di estrema difficoltà per tutti, la giornata nazionale della birra artigianale invita tutti i birrai e i publican a festeggiare, lasciando per una volta alle spalle i mesi trascorsi e brindando al successo raggiunto, ai litri di birra prodotti, alla diffusione di questo movimento così rivoluzionario, insieme a tutti gli appassionati.

Sono tantissime le iniziative organizzate dalle birrerie e dai birrifici di tutta Italia: eventi, sconti, lanci di birre speciali.

Una grande festa, nonché un importante traguardo, per tutti i professionisti e protagonisti del mondo brassicolo artigianale, con la speranza che il movimento possa continuare a crescere.

Hasta la Birra!

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Birrificio 26 Nero

Il Birrificio 26 Nero nasce nel 2011, grazie alla passione di Fabio Massellucci, che decide di lasciare il proprio lavoro di biologo per aprire un birrificio artigianale.

Il 26 Nero prende il nome dal numero della roulette, come rappresentazione della scommessa coraggiosa fatta da Fabio: lasciare delle certezze per realizzare un sogno.

Il Birrificio nasce a Scalvaia, un piccolo paese di 40 anime, posizionato tra Siena e Grosseto: è qui che vengono prodotte le prime due birre, la Fedora e la Guadagnata, in un impianto minuscolo da 80 litri.

Il 2013 è l’anno della svolta: arrivano l’investimento e il trasloco nel comune di Monteriggioni. Ma non finisce qui, nel 2015 il 26 Nero si unisce al birrificio Arribal di Poggibonsi, dando vita a una nuova linea di birre speciali, prime fra tutte l’Ipnotica e la Rumata.

Il successo del Birrificio è sempre maggiore, tanto che nel 2017 viene raggiunto un nuovo traguardo: il 26 Nero apre un Brewpub, dove abbina i piatti locali alle birre prodotte, così da offrire un servizio sempre più completo ai clienti.

Le birre del 26 Nero

Quella del Birrificio 26 Nero è sicuramente una storia fatta di scommesse, ma soprattutto di passione, ruota trainante dell’intero progetto.

Le birre vengono prodotte con materie prime ricercate e uniche, grazie a uno studio continuo da parte dei produttori.

Le etichette sono delle piccole opere d’arte e racchiudono le passioni della famiglia: sono disegnate da Linda Frosini, la moglie di Fabio, grafica di professione e prima sostenitrice del Birrificio.

Al 26 Nero le birre sono tutte Ale, non pastorizzate e rifermentate in bottiglia, senza l’uso di additivi e conservanti.

La Fedora è una Golden Ale, chiara e aromatica, grazie all’utilizzo di luppoli in fiore durante la produzione. È la prima birra prodotta dal 26 Nero e deve il suo nome ad un famoso cavallo vincente del Palio di Siena, altra passione di Linda.

Grazie al suo carattere leggero e beverino, ben si sposa con formaggi freschi, antipasti e carni bianche.

Guadagnata è una Amber Ale, morbida e corposa. È una birra prodotta con una miscela di malti selezionati, in grado di tenere testa ai piatti più complessi, come formaggi stagionati e brasati di carne.

Anche Guadagnata è una delle prime birre prodotte dal Birrificio ed è dedicata al gioco “Palla a 21”, antico sport toscano di nicchia, praticato dal mastro birraio Fabio.

Dalla collaborazione con Luca Rotolo, mastro birraio del Birrificio Arribal, nel 2016 nascono le speciali Ipnotica e Rumata.

La prima, che in etichetta mostra un gufetto dagli occhi “ipnotizzanti”, è una Double Ipa piacevolmente profumata di frutti esotici, risultato dei fiori di luppolo aggiunti nelle fasi finali della produzione.

La seconda è un’Imperial Porter, birra forte da meditazione, dai sentori di cioccolato, di caffè e di tabacco, impreziosita dal finale piccante donato da un ingrediente d’eccezione: i peperoncini jalapeños.

L’etichetta della Rumata mostra un cinghiale, simbolo del profondo legame che unisce il territorio toscano al Birrificio 26 Nero, sempre pronto alla ricerca di ingredienti pregiati per lo sviluppo delle nuove produzioni.

Nel 2019, grazie ad un progetto realizzato per sostenere il popolo di Amatrice dopo il terremoto del 2016, nasce la birra Doroty, una English Ipa da 9 gradi.

Per acquistare queste birre artigianali, oltre a tutte le altre produzioni del 26 Nero, è possibile visitare lo shop online.

Il Birrificio 26 Nero ha una storia birraria avvincente: quello che poteva sembrare un azzardo da parte di Fabio, in realtà si è dimostrato coraggio e perseveranza nell’inseguire i propri sogni; un modo per poter raggiungere la felicità personale, oltre quella di tutti i clienti appassionati di birra!

Hasta la Birra!

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Birra artigianale italiana: quando e come è nata

Il 1996 viene considerato l’anno della nascita della birra artigianale italiana.

Sebbene esistessero già alcuni microbirrifici, fu proprio in quell’anno che nacquero tre realtà in grado di influenzare fortemente il panorama brassicolo italiano. Stiamo parlando di Baladin, del Birrificio Italiano e del Birrificio Lambrate. Ancora oggi importanti punti di riferimento del settore.

La totale assenza di una tradizione brassicola ha lasciato completa libertà ai mastri birrai, che hanno potuto sperimentare. È per questo motivo che i birrai italiani sono considerati tra i più creativi.

Oltre all’estro e alla maestria, i produttori nostrani hanno avuto la buona sorte di nascere e crescere in un Paese da sempre riconosciuto per la raffinatezza della cucina, per la ricerca continua del giusto abbinamento e per la qualità delle materie prime ricavate dalla terra.

I mastri birrai italiani hanno avuto il merito di saper impiegare nel mondo della birra degli ingredienti fino allora considerati insoliti, ma che fanno della genuinità la loro forza, basti pensare alle castagne, al miele nostrano, alle mele, all’uva, oppure ai cereali tipici italiani, come il farro o i grani antichi.

Cereali e grani

Allo stesso tempo però la mancanza di abitudini produttive si è rilevata un ostacolo, in quanto si è resa necessaria una fase di rodaggio che ha richiesto molto tempo. Complice anche la necessità di sviluppare le giuste competenze.

Sapersi destreggiare con consapevolezza tra i tantissimi stili di birra è una capacità complessa, che richiede del tempo per essere sviluppata.

Nel corso degli anni, comunque, il movimento brassicolo artigianale italiano ha continuato a crescere. Tra il 2010 e il 2016 il numero di birrifici è triplicato, arrivando a 927.

Successivamente il trend del settore è rimasto positivo e si è confermato tale anche nel corso del 2020.

I dati aggiornati a fine anno contano 970 birrifici, 271 brewpub e 616 beer firm. Insomma, quello della birra artigianale è un mondo in continua evoluzione, che speriamo possa continuare a ingrandirsi.

Hasta la Birra!

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Birrificio 2 Sorelle

Avvolto tra i verdi e dolci colli delle Langhe, nel comune di Santo Stefano Belbo, sorge un antico cascinale ottocentesco, celebre per la produzione di birre pregiate.

Stiamo parlando del Birrificio 2 Sorelle, che deve il suo nome alle due ragazze che lo hanno fondato, Elisa e Federica Toso, due sorelle preparate e audaci, che hanno trasformato la loro passione in lavoro.

La Dinda

Spinte dallo spirito imprenditoriale, le due ragazze hanno la brillante idea di acquistare nel 2010 La Dinda, un casale abbandonato circondato da 10 ettari di terreno, destinati alla coltivazione di vigneti e di altre culture.

Dopo un lungo processo di restauro e di riqualificazione dello stabile, e l’implementazione dei macchinari necessari alla produzione della birra, nel 2014 nasce il Birrificio 2 Sorelle.

L’impianto è costituito da una sala cottura da 20 hl a tre tini, da una serie di fermentatori da 40 hl ciascuno e una moderna linea di imbottigliamento.

Durante la realizzazione del progetto, Elisa e Federica non hanno dimenticato l’attenzione per l’ambiente e la tutela dello splendido territorio collinare delle Langhe:

  • una caldaia a biomasse legnose produce il calore necessario alla realizzazione della birra e al riscaldamento dell’edificio;
  • un impianto fotovoltaico genera l’energia elettrica per il processo produttivo;
  • i liquidi di scarto vengono resi innocui attraverso un impianto di depurazione.

Le birre del Birrificio 2 Sorelle

Per la produzione del malto base destinato alle birre, il Birrificio 2 Sorelle utilizza l’orzo distico coltivato nei terreni di proprietà dell’azienda. I malti speciali, usati in quantità secondaria all’interno della composizione delle birre, vengono acquistati da fornitori accuratamente selezionati.

Tra la moltitudine di birre prodotte dal Birrificio 2 Sorelle, acquistabili nell’e-shop, noi abbiamo assaggiato la Sister Ale e la Amber Ale.

Sister Ale Birrificio 2 Sorelle
La birra Sister Ale del Birrificio 2 Sorelle – Photo by Axel Studio’s & Creative Team

La prima è ispirata alle tradizionali Farmhouse Ale belghe, cioè le “birre di campagna” brassate in passato dai contadini, nate per evitare sprechi di cereali o per sfruttare le materie prime che offrivano i campi.

La Sister Ale si presenta nel bicchiere coperta da un cappello di schiuma candido e persistente. Il colore della birra è giallo velato e rivela eleganti sfumature aranciate.

Il sapore, dalle mille sfaccettature, conferma le essenze agrumate percepite al naso, e viene esaltato dalla bollicina fine e delicata.

Il corpo è leggero e piacevole: inizialmente dolce e astringente, a prevalere sul finale è l’amarognolo da pompelmo, caratteristica rinforzata dalla buona gradazione alcolica, da 5,9%.

Ovviamente la Sister Ale è una birra non filtrata e non pastorizzata, rifermentata in bottiglia: dato il carattere fresco e dissetante, la consigliamo come aperitivo, o in abbinamento con formaggi, pesce o carni bianche.

La birra Amber Ale del Birrificio 2 Sorelle – Photo by Axel Studio’s & Creative Team

Totalmente differente è la Amber Ale, che si ispira alle Bière de Garde, birre “rustiche” francesi, dalle note maltate e rotonde.

Dall’aspetto ambrato splendente, ha una schiuma densa e pannosa, color avorio.

Al naso spicca la nota di frutta sotto spirito, mentre in bocca è corposa e avvolgente, dolciona e biscottata.

Il grado alcolico importante – da 7,5% – e il sapore amabile la rendono il partner ideale per piatti succulenti, come la carne grigliata, o con portate da fine pasto, come i dolci al cacao o la frutta secca.

L’obiettivo di un birrificio artigianale è quello di trasmettere emozioni uniche al bevitore, grazie all’utilizzo di ingredienti ricercati e speciali, bilanciati nella giusta misura. Le birre del Birrificio 2 Sorelle sono state in grado di regalarci sensazioni nuove, frutto della passione che lega Elisa e Federica in questo progetto tutto al femminile.

Hasta la Birra!

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Birrificio Pfefferlechner Lana

Provate ad immaginare di sorseggiare una birra artigianale in Alto Adige, circondati da alberi di tiglio, all’interno di un ampio giardino, con una zona giochi dedicata ai più piccoli e uno zoo in miniatura. Un sogno? No, semplicemente il birrificio Pfefferlechner.

Ci troviamo a Lana, nel Südtirol, dove il mastro birraio Götz Spieth ha dato vita a tre birre uniche, che racchiudono l’essenza delle numerose esperienze fatte all’estero, dalla Germania alla Thailandia, fino al Giappone.

Südtirol, Lana, Pfefferlechner, Buschenschank und Hausbrauerei, St.Martinsweg 4, Lana,

Il birrificio è nato nel 2005, ricavato dal vecchio garage adiacente al maso. Tutte le fasi di produzione della birra vengono gestite localmente, dal mulino alla spillatura, e vengono inoltre organizzati alcuni eventi per tutti gli appassionati: seminari sulla birra, visite guidate e degustazioni.

Pfefferlechner, tuttavia , è molto più di un semplice birrificio artigianale. Al suo interno si trova anche un’osteria contadina, che riceve gli ospiti all’interno delle accoglienti stube. Qui è possibile assaggiare piatti della tradizione altoatesina: canederli, frittelle di patate, stufato, stinco di maiale!

Le birre

Le birre sono perlopiù a bassa fermentazione, anche se stagionalmente vengono prodotte delle birre speciali ad alta fermentazione, come la Pfeffer Kastanie leggermente affumicata, prodotta con una miscela di malti scuri e farina di castagna, e la Pfeffer Holz, realizzata con un’essiccatura su legno di faggio e uno stoccaggio di tre mesi su legno di quercia .

Nata nel 2019, con il solo utilizzo di materie prime locali, Pfeffer Fre[e]del è la prima birra analcolica del Südtirol. La sua unicità si basa su un processo di produzione innovativo, che le dona il gusto della birra vera, ma senza alcool.

Si tratta di una birra ad alta fermentazione in stile inglese, prodotta con malto altoatesino e diverse varietà di luppolo, che trovano il giusto equilibrio tra la dolcezza iniziale e l’amaro finale che persiste in bocca. Le note di fiori e agrumi si mescolano perfettamente, dando vita a una birra leggera, fresca e dissetante.

Dal colore tendente al nero, quasi impenetrabile, la Pfeffer Schwarz è una birra non filtrata e a bassa fermentazione.

L’utilizzo di malti scuri tostati è subito percepibile dagli aromi che emana: sentori di caffè e torrefazione.

In bocca le note di caramello e la componente morbida del malto la fanno da padrona. È una birra che fa dell’equilibrio e dell’armonia la sua nota distintiva.

La Pfeffer Hell è una birra non filtrata e a bassa fermentazione, prodotta con malto Pilsner. Il colore giallo paglierino lascia intravedere sfumature chiare e cristalline, mentre la schiuma si presenta candida e pannosa.

La bollicina elegante, il sapore maltato e moderatamente amaro e il finale leggermente secco rendono la Hell una birra fresca e dissetante, perfetta per ogni situazione.

Per sapere di più su questo stile, leggi il nostro articolo “Birra Pils: storia e caratteristiche“.

Insomma, Pfefferlechner è il luogo ideale per conciliare la passione verso la birra artigianale con l’amore per la natura. Un luogo che piacerà a tutta la famiglia, dai più grandi fino ai più piccoli!

Hasta la Birra!

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